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IL RECUPERO FUNZIONALE

Il ruolo del trattamento del dolore acuto postoperatorio nella ripresa funzionale

La ripresa funzionale è uno degli obiettivi principali della moderna chirurgia. Essa è posta al centro dei percorsi perioperatori ed è strettamente correlata alla riduzione delle complicanze postoperatorie e quindi alla degenza ospedaliera (ERAS). Il principale ostacolo di una corretta ripresa funzionale è il dolore postoperatorio. Inoltre, non sempre un adeguato controllo del dolore dopo l’intervento permette un altrettanto efficace ripresa funzionale. A volte il trattamento antalgico stesso può diventare un limite ad una riabilitazione valida.
La migliore strategia antalgica deve  quindi essere efficace, ridurre al minimo le complicanze, ed essere, per quanto possibile, di supporto alla ripresa funzionale. In questo contesto non esiste un protocollo antalgico ideale ma ogni percorso perioperatorio deve prevedere procedure specifiche che variano a seconda della chirurgia.
Una prima grossolana distinzione va fatta proprio in base al target chirurgico e ai vari outcome che possono variare a seconda del tipo di chirurgia.
Ad es: la chirurgia oncologica del colon ha come obiettivo la sopravvivenza del paziente misurata in giorni liberi da malattia. La ripresa funzionale in questo caso ha come obiettivo il recupero generale di un autonomia sovrapponibile al preoperatorio inclusa la funzionalità intestinale.
Di contro la chirurgia protesica ha come obiettivo il miglioramento della qualità della vita con un recupero funzionale che nel medio-lungo termine dovrà necessariamente essere superiore a quello preoperatorio. Inoltre, la riabilitazione ha caratteri più specifici e riguarda proprio il target chirurgico (es ginocchio). Questo punto differenzia molto la chirurgia protesica da quella oncologica  dove il target chirurgico è solo indirettamente interessato dalla riabilitazione.
Anche l’intensità e la durata del dolore possono essere diversi. Una chirurgia laparoscopica è sicuramente meno invasiva di una laparotomica col risultato di essere meno dolorosa e permettere di per sé una ripresa funzionale più rapida e sicura. Stesso discorso si può fare in caso di protesi d’anca con tecnica mininvasiva rispetto a tecniche più tradizionali con meno risparmio di tessuto. La protesi di ginocchio totale, invece, oltre riguardare un articolazione particolarmente innervata, non si giova di chirurgie mininvasive risultando molto dolorosa indipendentemente dal tipo d’impianto.
Tutte queste differenze devono essere considerate nella tentativo di ottimizzare i percorsi perioperatori, dove la scelta degli obiettivi deve essere chiara e riproducibile.
Se l’obiettivo di una chirurgia protesica è ridurre il dolore con un outcome sulla qualità della vita che non può essere misurato prima di 6 mesi, il trattamento antalgico dovrà bilanciare le esigenze perioperatorie con l’outcome principale cercando di ridurre al minimo le possibilità che l’outcome principale non venga raggiunto (cosa che avviene nel 20%-30% dei casi), ovvero sarà necessario calibrare il nostro intervento in funzione di una ripresa funzionale adeguata a 6 mesi.

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